Cari Colleghi, come avrete appreso dalla missiva giuntavi da Inarcassa sono candidato al Comitato Nazionale dei Delegati Inarcassa per il quinquennio
2015-20, per gli Architetti PPC della Provincia di Cosenza.
La presente per
rendervi partecipi di alcuni convincimenti, forse di basso profilo per
qualcuno, maturati distintamente nei miei anni di professione e, ovviamente, di iscritto
al nostro sistema di previdenza.
Per molto tempo
quella previdenziale è stata per me “materia” ostica o, ancor peggio, a volte “distante”,
come per tanti colleghi dell’attuale generazione “di mezzo”, compiendo oggi 46
anni. Forse perché la visione che noi tutti avevamo era confortata dalla
prospettiva della crescita professionale quanto economica, non florida come
quella della precedente generazione ma certamente possibile ed ipotizzabile. Questo
contribuiva ad attribuire al Delegato provinciale eletto, ai Consiglieri ed al Presidente
di turno, chiunque fossero, una sorta di fiducia indiretta da che l’aspetto
preminente era la gestione più appropriata del patrimonio della Cassa e, finché
tutto andava bene, non vi era alcun problema o preoccupazione di sorta.
Da diversi
anni, tuttavia, messa da parte la distanza ed avendo avuto evidenza di come per
diversi Colleghi, Delegati o Consiglieri, Inarcassa sia divenuta una faccenda
di “mestiere”, la mia precedente
fiducia si è sempre più affievolita tanto da essere mutata in una profonda ed incondizionata sfiducia. I guasti perpetrati alla nostra previdenza nell’ultimo
quinquennio, avallando passivamente la riforma Fornero con la modifica
statutaria del 2012; cercando di affidare a terzi la gestione del nostro
patrimonio; rendendo insostenibili le modalità attraverso cui questo agisce su
noi iscritti, avendo la percezione di essere estranei in casa propria, non
possono lasciare più indifferenti. Per di più, il convincimento di essere soggiogati
da un’ennesima gabella, senza benefici futuri percepibili, piuttosto che
avvertire la soddisfazione di aver consolidato un “salvadanaio per la
vecchiaia” lascia davvero l’amaro in bocca o, per essere più esplicito, … mi fa
davvero “incazzare”.
Ho apprezzato
in questi ultimi anni quanti Delegati, o più in generale Colleghi, hanno
cercato di contrastare questa deriva
che, nella declamata volontà di essere consolidante per le casse e solidale
per gli iscritti, è apparso evidente, invece, essere il principio di un declino
che avrà come naturale epilogo l’impoverimento
delle casse, per l’impossibilità di avere nuovi iscritti e per chi lo è già di
adempiere anche solo alle contribuzioni minime, e l’iniquità per quanti di noi, versando somme previdenziali poco
significative per contingenza economica, non vedranno garantita una pensione
effettiva o dignitosa.
Tuttavia, ancora
una volta, nei proclami e negli impegni pur apprezzabili di questi Colleghi che
sostengono la visione di una previdenza Equa, Sostenibile e Solidale, non
riesco a trovare quel profilo basso, quelle poche cose da fare e da
sostenere da subito a vantaggio di tutti e senza troppi giri di parole:
- poter versare i contributi in forma dilatoria,
direttamente come “trattenuta” in
fattura, evitando ratei pesanti e insostenibili per molti, attraverso le modalità
oggi possibili con l’uso del web e della telematica;
- iniziare a strutturare una forma previdenziale diversa,
al passo con i tempi, certamente portando l’età pensionabile oltre i 65 anni,
dando sostenibilità alla cassa, ma al contempo prevedendone l’anticipazione, in
forma minima e di sostegno già al compimento dei 60, e questo per tutti;
- riformare l’attuale pensione unificata, regolamentando
l’obbligatorietà dei versamenti per il raggiungimento della minima, in
modo che sia equa e dignitosa per tutti, e volontaria l’eccedenza;
- gestire in forma autonoma ed autoregolamentata, anche attraverso
le verifiche dei Delegati, il patrimonio mobile ed immobile evitando gli sperperi delle fantasiose
quanto inutili (almeno per la maggior parte degli iscritti) società di
ingegneria, come Inarcheck Spa, oppure quelli dei lauti stipendi di alcuni;
- rendere visibile
l’operato di Delegati e Consiglieri attraverso le forme consentite dagli
odierni strumenti telematici (visione in
streaming di tutte le sedute), per molti ancora “inappropriati” a questi
scopi;
- creare una piattaforma
telematica unificata, possibilmente anche con gli Ordini Nazionali, per la
gestione attraverso account di tutto quanto possa essere eseguito attraverso la
forma telematica ed il web;
- consentire, finalmente,
la votazione dei delegati anche
attraverso pec, con un enorme
risparmio per le casse (pensa che il costo dell’attuale macchina elettorale per
il Comitato dei Delegati si aggira intorno ai 1.800.000/00 euro … un milione e ottocentomila euro),
piuttosto che recarsi presso il notaio di turno (ben pagato) o inviando la raccomandata allegata alla lettera in
arrivo da Inarcassa. Questa per molti un fastidio, e di certo un costo, ma che allo
stato invito a considerare come l’unica possibilità di espressione del diritto
di voto per quanti si trovano nell’impossibilità di recarsi al seggio del
capoluogo di provincia.
Visioni?
Utopie? Non credete a chi ve lo racconta!
Per tutto questo, e molto altro ancora da rifare, evidentemente, non basta il
proposito di un singolo occorrendo una vera e propria rivoluzione generazionale che vi chiedo vivamente di supportare, al di là della mia persona della cui serietà ed onestà intellettuale, che di
certo non verrà meno in questa circostanza, potranno
testimoniare quanti hanno avuto modo di conoscermi, anche solo negli anni
della formazione accademica presso la Federico II di Napoli.
Non possiamo più permetterci di attendere, è
necessario il cambiamento di rotta.
A prescindere
dagli esiti di questa votazione, comunque, spero di avervi insinuato un dubbio
o anche solo un’esigenza di maggior chiarezza sulla condizione odierna e sulle
prospettive future per la nostra Cassa.
architettovitaleperinarcassa@gmail.com
perinarcassa.blogspot.it
perinarcassa.blogspot.it