La pratica che più spesso ci appartiene è quella di
valutare le cose attraverso gli archetipi dell'inconscio collettivo.
L'oneroso esercizio del proprio intelletto è troppo spesso barattato con la
facilità di aderire alle “credulonerie” collettive o, ancor peggio, a quelle di
chi, citando tecnicismi legislativi non proprio esatti, cerca di giustificare
la leggerezza delle proprie scelte nel CND con il paventato rischio che Inarcassa
potesse essere incorporata in altre gestioni previdenziali se non si fosse
adottata La Riforma 2012, all'indomani della legge Fornero,
... pinocchietti!
Non sarà stato, piuttosto, che la norma dell’allora "Ministra" cadeva a fagiolo per garantire il necessario alibi dopo che neanche gli importanti aumenti contributivi della Riforma 2008 riuscivano a garantire la sostenibilità richiesta dalla stessa Fornero e che erano stati proclamati come risolutivi di qualsivoglia futura sostenibilità?
Che la legge chiedesse la garanzia della sostenibilità a 50 anni, a fronte dei 30 precedenti, è indubbio; come anche che l'innalzamento dell'età di pensionamento (aumento progressivo fino a 67 anni nel 2021) ed il passaggio dalla forma retributiva a quella contributiva erano oramai un obbligo di legge, altrimenti l'applicazione di questi dictat avveniva automaticamente ed indistintamente per tutti a partire dal 2013.
Altro, e ben più pesante, è però La Riforma del 2012
adottata dal precedente CND per la quale l’adesione alla legge
Fornero non ha avuto un solo momento di discussione e di approfondimento TRA
GLI ISCRITTI/CONTRIBUENTI, prima ancora che nel Consiglio. Un’adesione quasi
incondizionata e senza che il nostro istituto previdenziale, attraverso il suo
Presidente o qualcuno dei sui autorevoli rappresentanti, abbia mai messo in
discussione una sola virgola della nuova legge di riforma.
Sarebbe stato comprensibile, sebbene comunque non
accettabile, se l’atteggiamento degli altri istituti previdenziali “a gestione separata”
fosse stato eguale.
Evidentemente, tutto ciò veniva sapientemente artato confidando in
quell’inconscio collettivo per cui tutti noi dobbiamo sentirci in minima parte
responsabili non avendo esercitato la pratica dell'intelletto, per esserci semplicemente
affidati a coloro che credevamo facessero l'interesse della nostra categoria, con il seguente risultato conseguito:
nessuna informazione + nessun confronto = divide et
impera.
Per questo, quanti oggi sono in prima linea pubblicando notizie e circostanze, prima sottaciute da chi nel
corso della propria carica istituzionale ha esercitato un potere piuttosto che assolvere ad un servizio
verso gli iscritti, hanno come primo interesse la maturazione di una
coscienza critica collettiva basata, in primis, sulla trasparenza assoluta dell’operato
dei propri rappresentanti e poi sul costante confronto dialettico.
Di seguito l'intervista alla Presidente Inarcassa (dal Sole 24 Ore) e la Lettera del Presidente INPGI (Istituto di Previdenza dei Giornalisti) dopo l'incontro con il Ministro Fornero, a voi ogni giudizio.